Legge Merlin

20 settembre 1958: entra in vigore la legge Merlin




Angelina Merlin





Angelina Merlin, classe 1889, era nata a Pozzonovo, provincia di Padova. Trasferita a Chioggia all'età di quattro mesi presso i nonni materni, qui si diplomò maestra, come la madre. Studiò dalle Canossiane e ne ebbe sempre un bel ricordo. Divenne socialista a scuola, iniziò in giovane età a fare comizi. Faceva la maestra e soffriva vedendo che le donne, mogli di pescatori e marinai e troppo spesso sole, si prostituivano per qualche piccolo lusso, o per fame, ai benestanti locali, le prostitute lungo le strade, le donne nelle case delle "calli", negli appartamenti d'appuntamento. Non tollerava che gli uomini, di famiglie religiose, frequentassero le prostitute e infettassero le mogli. Angelina giurò a se stessa che avrebbe fatto finire quello sconcio, andando contro anche al partito. La morale corrente, infatti, vedeva nelle case chiuse il luogo dove i giovani potevano fare esperienza poiché alle fidanzate non era permesso avere rapporti. Bloccata nella sua battaglia dal fascismo, fu mandata al confino dal 1926 al 1930, si sposò nel 1930 e rimase vedova nel 1936. Eletta membro dell'assemblea costituente nel 1946, nel 1948 fu la prima donna Italiana a sedere in Senato. E lei ripartì con la sua crociata. Ricevette minacce di morte e avvertimenti di punizioni sia dalle stesse prostitute sia dai protettori, dovette persino nascondersi, ma alla fine la spuntò. Ma, in fin dei conti, che cosa voleva la Merlin? Non abolire la prostituzione perché, anche a suo dire, era vecchia quanto il mondo, ma abolire la regolamentazione della prostituzione da parte dello Stato e il fatto che ne fosse imprenditore. Molte fotografie la ritraggono felicissima nel giorno del suo trionfo, mentre apre le persiane delle famose case chiuse, così dette proprio perché, per legge, le persiane dovevano sempre restare chiuse.. (da: lingue.unitus.it )


Pensate che in Italia il meretricio era regolamentato per legge fin dal 1432, le case di tolleranza erano diffuse in tutta la penisola e non mancavano persino nello Stato Pontificio. Cavour volle una regolamentazione nel Regno di Sardegna per motivi igienici. Lo stato fissava i prezzi, aumentandoli secondo l'inflazione, e disciplinava la materia con rigore. Un plebiscito di consensi ricevette certo senatore Giovanni Nicotera quando nel 1891 dimezzò i prezzi ed applicò sconti particolari per militari di truppa ed ufficiali, tutti notevoli fruitori dei servizi offerti dalle case chiuse. Urbano Rattazzi, statista e presidente del Consiglio, fissò la durata media di un "colloquio" in 20 minuti. 

 La prostituzione è un fatto antico e probabilmente sopravviverà a tutte le religioni attualmente diffuse sul pianeta. Nell'antichità esisteva la prostituzione sacra, sacerdotesse che si prostituivano ai pellegrini sia per racimolare donazioni per il santuario sia perché, secondo gli antichi, l'amplesso sessuale era generato da un'estasi divina, per cui un uomo che faceva l'amore con una sacerdotessa usufruiva di un'indulgenza. 
I mosaici più interessanti ritrovati a Pompei sono quelli de lupanare. Le etère erano donne libere, sapevano leggere e scrivere (quelle sposate di solito erano ignoranti e non godevano di diritti civili), andavano a teatro e potevano persino entrare negli stadi greci durante le Olimpiadi (vi accedevano solo uomini perché gli atleti gareggiavano nudi). Pericle amò una prostituta, la bellissima Aspasia, e Prassitele immortalò la sua Frine in più di un'opera. 
Nella Roma papalina le prostitute (quelle che oggi chiameremmo d'alto bordo ) erano ricche e rispettate. La sfortunata Imperia fu amante di Tommaso Inghirami e di altri cardinali d'intelletto e fu traslata in chiesa per volere del nobile suo protettore, Agostino Chigi. La sua casa venne decorata da artisti del calibro del Perugino e Giulio Romano, arrivando ad ispirare ella stessa il grande Raffaello. 

Alla corte del Re Sole le prostitute davano punti alle nobildonne e quasi non si distinguevano da queste. Per non parlare di altre culture, come quella indiana, dove le prostitute venivano istruite in rigide scuole di comportamento amatorio. 
Niente a che vedere con quelle povere figure che intravediamo oggi lungo i lati di strade mal illuminate, vestite... anzi svestite con francobolli di tessuto che non lasciano niente all'immaginazione. Spesso schiave rapite dai paesi d'origine o illuse con promesse di una vita migliore, a volte persino vendute dalle proprie famiglie. Ragazze di tutti i colori e nazionalità. Hanno tutte lo stesso volto anonimo e troppo truccato. Fuggono davanti alle telecamere dei giornalisti. Contano i profilattici che i protettori (che ironia questa parola per dei mostri che non esistano a farle a pezzi solo per dare una lezione alle altre). Costrette a portare avanti gravidanze di bambini che verrano venduti a ricche coppie che non faranno troppe domande. Picchiate, seviziate, uccise, mutilate... distrutte nel fisico e nella mente. A volte non hanno altra scelta che la morte per uscire dall'inferno. 

Un'anziana prostituta mi raccontò un giorno che fu proprio la sua famiglia (il padre e la matrigna) a venderla ad un fattore benestante. Aveva solo 13 anni ed era una pratica diffusa nelle zone povere mandare figlie poco più che bambine in case abbienti o solo più in alto nella scala sociale in cambio di somme che andavano a sfamare gli altri figli. Ufficialmente era stata assunta come cameriera, ufficiosamente doveva sottostare a tutte le voglie del padrone. A 15 scappò da quell'orrore ma non sapeva dove andare e così fu naturale entrare in una casa di tolleranza e chiedere asilo. Almeno l'avrei fatto per me, disse anche se con amarezza. Proprio come una povera profuga appena scesa dal motoscafo. Almeno le altre ragazze e lamadame la trattavano con affetto e rispetto. Ma quando, nel 58, la pur mossa dalla migliori intenzioni senatrice Merlin chiuse la sua casa, perché quella era la sua casa, a lei non restò che battere per strada, scegliersi un angolo ed aprire il negozio. Così... fino alla vecchiaia, perché non sapeva fare altro. 

E' il momento di smettere di girarsi dall'altra parte! Si cominci a considerare la realtà. 
In Italia ci sono una cosa come 70mila persone che si prostituiscono, con un giro di denaro enorme che va tutto in tasca alla criminalità organizzata. Nemmeno un centesimo di questo patrimonio va allo stato sotto forma di tasse. Sarebbe l'ora di cominciare a pensare che la prostituzione esiste e lo stato ha il dovereprima di tutto di togliere le ragazze schiave dalla strada, di far pagare le tasse anche sulle marchette, di salvaguardare salute di prostitute e clienti...insomma sarebbe l'ora di aprire gli occhi. 

post originale non copia-incollato di Misstremendina
fonti: wikipedia, archivio di Repubblica