Settembre Nero: Monaco '72


6 settembre 1972
Settembre nero: il massacro di Monaco





terrorista asserragliato negli appartamenti
della delegazione sportiva israeliana


Il Massacro di Monaco avvenne durante le Olimpiadi estive del 1972, a Monaco di Baviera (Germania); un commando di guerriglieri dell'organizzazione palestinese Settembre Nero fece irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Alla fine un tentativo di liberazione compiuto dalla polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayyin e di un poliziotto tedesco. [1]

Nel 1972 la tensione fra Israele e Palestinesi era altissima e si esprimeva atraverso attentati eclatanti con obbiettivi come aerei o alberghi da una parte e raid punitivi anche su civili inermi e omicidi mirati dall'altra. L'organizzazione terroristica Al Fatah compiva azioni sanguinose contro Israele e tutti coloro l'appoggiavano, inprimis contro obbiettivi americani, il Mossad rispondeva con assassini di membri politici dell'OLP che non necessariamente erano legati al braccio armato Al-Fatah.
Al-Fatah era un'organizzazione facente parte dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), fondata nel 1959 da Yāser ʿArafāt."Il nome deriva da FTḤ, acronimo inverso dell'espressione araba Ḥarakat al-Taḥrīr al-Filasṭīnī (Movimento di Liberazione Palestinese, quindi parole molto simili a quelle che compongono l'acronimo OLP). L'acronimo "ḤATF" avrebbe avuto lo stesso suono di un sostantivo che significa "morte", e perciò ʿArafāt preferì invertire l'acronimo che, come "F[A]TḤ, può venire così anche a significare "conquista" o "vittoria in battaglia". [2] Mentre Settembre Nero era un’organizzazione clandestina di lotta armata palestinese creatasi nel 1970 dopo che l’esercito di re Hussein massacrò o espulse (in settembre appunto) dalla Giordania, migliaia di Fedayyìn palestinesi, in risposta al tentativo degli stessi di prendere il controllo del suo regno con un colpo di stato.[3]
Proprio quell'anno, l'8 maggio, Al-Fatah aveva subito una sconfitta da parte dei servizi segreti israeliani, ilMossad . Il dirottamento di un aereo appartenente alla compagnia aerea belga Sabena in volo da Vienna a Tel Aviv, si era concluso con l'uccisione o la cattura dei dirottatori e la liberazione di tutti gli ostaggi. C’era sfiducia fra i ranghi, si sentiva l’esigenza di un’azione dimostrativa e di forte impatto popolare. I piani alti di Al-Fatah in breve tempo decisero l’obbiettivo: le Olimpiadi. Il pretesto lo fornì un giornale arabo secondo il quale il CIO (Comitato Olimpio Internazionale) aveva rifiutato la richiesta di partecipazione palestinese alle Olimpiadi estive quell’anno assegnate a Monaco di Baviera. All’operazione fu dato il nome di Biraam e Ikrit, due villaggi palestinesi evacuati dagli israeliani nel 1948. 
logo della XXesima Olimpiade

Ancor oggi non è chiara la posizione di Yasser Arafat nell’operazione. Sembra impossibile che il capo storico dell’OLP non venisse messo a corrente dell’imminente attacco ad un obbiettivo così popolare, una missione che avrebbe avuto risonanza planetaria. Non dimentichiamo che siamo nel 1972 ed il non ancora presidente palestinese non era l’icona sorridente degli ultimi anni ma uno degli uomini più pericolosi del mondo, il capo di un’organizzazione che pur partendo da principi con il quali siamo solidali non ha esitato a spargere sangue innocente per arrivare a portare il suo messaggio al mondo.
Giunse l’apertura della XXesima Olimpiade, il gruppo di 
fedayn reclutato per l’operazione era totalmente all’oscuro di quale fosse l’obbiettivo. Solo la sera dell’apertura dei Giochi vennero messi al correnti dei particolari della missione. Erano stati fatti giungere in Germania a coppie con passaporti falsi e impieghi di copertura. Le armi necessarie per l’azione vennero trasportate in lungo e largo per la Germania in 5 voluminose valigie e vennero introdotte nel villaggio olimpico con la complicità di una donna siriana che conosceva bene il tedesco e aiutò i membri della spedizione a fare una prima ricognizione dell’obbiettivo.
Sembra che gli attentatori, fingendosi brasiliani, non incontrarono nessun tipo di sospetto o controllo. Gli vennero mostrati gli appartamenti e fu loro permesso di girare per il villaggio per ben tre giorni prima dell’ora X. Non fu difficile procurarsi le planimetrie degli appartamenti della delegazione israeliana, sia perchè tutti gli appartamenti del villaggio erano uguali sia perché vi furono introdotti proprio da una hostess israeliana.
La sera del 4 settembre venne pianificato l’attacco: venne deciso che gli ostaggi dovevano rimanere vivi per essere usati in scambi con palestinesi detenuti, le armi avrebbero sparato solo se strettamente necessario. Le cose andarono, purtroppo molto diversamente.
la palazzina dove si tenne l'attacco


Sono le 5 del mattino del 5 settembre: incredibilmente ingenui alcuni atleti americani aiutano i terroristi a scavalcare il muro di cinta del villaggio olimpico. Li credono colleghi reduci da qualche locale notturno.
L’unità si dirige immediatamente verso la palazzina dove dormono gli atleti israeliani: David Berger, 28 anni, pesista; Ze’ev Friedman, 28 anni, pesista; Yossef Gutfreund, 40 anni, arbitro di lotta greco-romana; Eliezer Halfin, 24 anni, lottatore; Yossef Romano, 31 anni, pesista; Amitzur Shapira, 40 anni, allenatore di atletica leggera; Kehat Shorr, 53 anni, allenatore di tiro a segno; Mark Slavin, 18 anni, lottatore; André Spitzer, 27 anni, allenatore di scherma; Yakov Springer, 51 anni, giudice di sollevamento pesi; Moshe Weinberg, 33 anni, allenatore di lotta greco-romana. Le vittime.

Il commando è composto da 21 elementi armati di kalašnikov (il fucile di fabbricazione sovietica amato dai terroristi di tutto il mondo per la sua estrema affidabilità e il costo contenuto) ma solo otto di essi s'introdurranno nella palazzina.
Il primo ostacolo per il commando è proprio il lottatore Yossef Gutfreund, il quale riesce a ritardare l'azione permettendo così a due atleti di fuggire. I terroristi entrano negli appartamenti e prendono i primi ostaggi ma quando altri atleti corrono in soccorso dei colleghi le cose precipitano rapidamente. L’effetto sorpresa va perduto in un baleno e si comincia a sparare. Gli atleti oppongono una resistenza inaspettata: nei primi momenti dell’attacco la situazione è confusa e diversi atleti ne approfittano per fuggire dal garage. Sarà la loro salvezza.Weinberg, ferito, riesce a togliere il fucile ad un sequestratore ma viene ucciso. Il secondo morto saràRomano. Anch’egli tenta di disarmare un terrorista ma viene falciato da una raffica. Nonostante la pianificazione e i buoni propositi dopo pochi minuti del sequestro abbiamo già due morti. 
le vittime del raid
Sono passati 10 minuti quando il corpo di Weinberg viene gettato in strada con le richieste dei sequestratori: la liberazione di 234 detenuti palestinesi e dei due comunisti tedeschi Andreas Baader e Ulrike Meinhof, il primo leader dell'organizzazione terroristica tedesca RAF (Rote Armee Fraktion, "Frazione Armata Rossa" ) e la seconda giornalista e co-fondatrice dello stesso gruppo terroristico di estrema sinistra tedesco. I sequestratori minacciano di uccidere un ostaggio ogni ora a partire dalle 9 di mattina fino a che le loro richieste non verranno accettate.
A questo punto s’apre una frattura nelle istituzione chiamate a decidere il da farsi. Il cancelliere tedesco 
Willy Brandt informa il Primo Ministro israeliano Golda Meir delle richieste dei sequestratori, mostrandosi disposto al dialogo per evitare il peggio mentre la Meir oppone immediatamente un netto rifiuto alla negoziazione. Gli israeliani offrono però supporto tramite l’invio di un’unità delle Forze Speciali rifiutato dai tedeschi.
Alle 8 del mattino, prima dello scadere dell’ultimatum, il Comitato Olimpico prende la decisione di non interrompere i giochi. Una prima troupe televisiva, l’americana 
ABC, è già presente sulla scena e in un primo momento i giornalisti pensano addirittura ad uno scherzo. I sequestratori accettano di procrastinare l’ultimatum: sanno che più tempo passerà più loro saranno visti in televisione. In effetti era quello che volevano: la visibilità del gesto. Le contromosse vengono approntate in modo dilettantistico. La polizia tedesca tenta d’introdurre degli agenti dal condotto di ventilazione mentre le tv riprendono tutta la procedura. I sequestratori stanno guardando la tv e non si lasciano cogliere impreparati. 

Willy Brandt
Alle 17 i sequestratori chiedono un aereo per raggiungere il Cairo, l’Egitto da sempre è paese amico dei palestinesi tuttavia il presidente egiziano Anwar al-Sadat nega l'autorizzazione e l'ultimatum viene spostato alle 21. Nel frattempo atleti d’origine ebraica di altre nazioni vengono rimpatriati in tutta fretta temendo diventino obbiettivi dei terroristi. Tra tutti spicca il nome di Mark Spitz, campione americano di nuoto e vincitore di ben 7 medaglie d’oro in una sola olimpiade. Mentre il capo del commando, Issa, ogni tanto esce e s’intrattiene con le televisioni di tutto il mondo.
Sono già le 22, i tedeschi decidono di tentare una trappola. Informano i sequestratori che li trasferiranno all’aereoporto di Fürstenfeldbruck con gli ostaggi dove li attende un 
Boeing 727 della Lufthansa che li porterà in Egitto. Una volta sulla pista l’intenzione è di far intervenire tiratori scelti della polizia. Sequestratori ed ostaggi vengono prelevati da un minibus. Le autorità s’accorgono solo adesso che il commando è composto da otto persone e non cinque, tuttavia non informano le forze in attesa sulla pista. C’erano stati dei testimoni i quali avevano affermato d’aver visto almeno 10 uomini ma stranamente la polizia tedesca non li aveva ritenuti attendibili. Dal minibus passano su due elicotteri. All’aeroporto è tutto pronto. Bastano 20 minuti agli elicotteri per raggiungerlo. Sono stati disposti anche 5 cecchini in caso fosse necessario uccidere i sequestratori. Agenti esperti del Mossad supportano la polizia tedesca. Dappertutto ci sono agenti travestiti ma nonostante tutto lo spiegamento di forze sembra che l’azione di salvataggio sia stata programmata maldestramente e poco prima dell’atterraggio si pensa d’annullarla. In effetti in ogni dove ci sono fusti di carburante e materiale infiammabile. Si rischia una carneficina. Le false divise della Lufthansa sono male assemblate mentre i 5 tiratori sulla pista non hanno nemmeno i giubbetti anti-proiettile. Il comandante mette ai voti: i membri della missione votano per non intervenire ma non possono avvertire gli altri perché non hanno le trasmittenti. La cosa incredibile è che quegli agenti furono scelti solo perché appassionati di tiro a segno, nessun poliziotto aveva esperienza o era stato addestrato per situazioni estreme. All’epoca la Germania, ma anche altre nazioni, non aveva squadre anti-sommossa o addestrate per l’anti terrorismo.
Golda Meir


Pochi minuti bastano per scatenare l’inferno su quella pista. 6 terroristi scendono dall’elicottero tenendo sotto tiro gli ostaggi ma si rendono subito conto che l’aereo è vuoto. E’ una trappola! Issa, il capo commando da l’ordine di tornare indietro. Ma il capo delle operazioni Wolf da l’ordine di sparare. Le luci sulla pista s’accendono illuminando a giorno tutta l’area. I piloti degli elicotteri si danno alla fuga, Issa stesso corre a zig zag schivando i colpi, un altro terrorista viene colpito alle gambe. Altri componenti del commando sparano ai fari mentre Issa fa fuoco sui poliziotti colpendo a morte l'agente Anton Fliegerbauer.Un elicottero di soccorso alle forze di polizia atterra erroneamente sull’altro lato della pista. Un mezzo corazzato si dirige verso un altro aeroporto, quando s’accorge dello sbaglio l’autista frena di colpo e da il via ad un tamponamento a catena. Le cose precipitano senza scampo. E i terroristi, vistisi perduti, decidono di uccidere gli ostaggi.

Mezzanotte: Issa svuota un caricatore all’interno di uno degli elicotteri dove sono prigionieri gli atleti israeliani. Non basta: vi lancia una granata facendolo esplodere. Mentre l’elicottero viene avvolto dalle fiamme un altro sequestratore, Dewani, spara ai restanti ostaggi uccidendoli tutti. Un poliziotto spara all’impazzata freddando sia Issa che Salah ma viene scambiato per terrorista anch’egli e viene ferito gravemente dai colleghi. Dewani viene catturato senza un graffio mentre Samir e Badran si fingono morti e verranno arrestati poco dopo. Solo Tony cerca di scappare ma viene localizzato con l’ausilio dei cani e di li a poco morirà dopo un breve conflitto a fuoco.
Ore 1.30 del 6 settembre: è tutto finito! Ma la beffa è in agguato: a causa di un errore generato dalla differenza di fuso orario quella mattina i giornali israeliani escono con la notizia della liberazione degli ostaggi.
targa commemorativa
Epilogo: per le vittime fu organizzata una cerimonia di commemorazione nello Stadio Olimpico alla presenza di 80.000 persone e 3.000 atleti. Il Comitato Olimpico Internazionale propose di mettere le bandiere delle Nazioni partecipanti a mezz’asta. L’invito fu accolto da tutti, anche dalla Giordania, tranne Stati Arabi e Unione Sovietica.
I corpi dei terroristi uccisi furono trasportati in Libia dove ricevettero gli onori militari. I superstiti vennero incarcerati ma qualche mese dopo il governo tedesco se ne liberò accettando uno scambio con gli ostaggi di un dirottamento. I tre furono accompagnati in Libia. Si diffuse la voce che il dirottamento fu organizzato dai tedeschi per scongiurare altri attacchi terroristici in Germania. Dopo la strage di Monaco la Germania organizzò un gruppo altamento addestrato per combattere il terrorismo, l’ GSG 9.

Il governo di Israele organizzò l ‘Operazione Collera di Dio , condotta da gruppi militari e paramilitari volte all’eliminazione fisica di alcuni alti esponenti palestinesi sospettati di essere coinvolti a vario titolo nel massacro di Monaco.
I sequestratori superstiti a vario titolo vennero ritenuti morti o scomparsi, forse uccisi dal Mossad, forse solo sotto copertura. Dopo un primo momento di gloria presso i paesi arabi sparirono tutti dalla circolazione.
Nel 1999 il regista scozzese Kevin Macdonald girò il film documentario Un Giorno A Settembre . In esso compaiono un poliziotto, l’unico che abbia mai accettato di raccontare l’esperienza, Heinz Hohensinn e,con il volto oscurato anche il sequestratore scampato Samir.



fonti e note: [1] e [2] wikipedia , [3] storia delle olimpiadi
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