sabato 15 gennaio 2011

L'omicidio della Dalia Nera - 1

Ogni omicidio merita una sola risposta: la verità

A Elisabeth  Short, una ragazza di soli ventidue anni uccisa barbaramente più di mezzo secolo fa, questo diritto non è mai stato riconosciuto.

Se fossi Carlo Lucarelli direi: se questo fosse un film sarebbe un thriller mozzafiato con una protagonista uccisa barbaramente da una mente perversa e piena di odio per le donne.  Ma la storia della Dalia Nera appassiona proprio perché non è un film, lo diventerà ma molti anni più tardi. Il 15 gennaio 1947 è solo il caso più sconcertante e macabro mai visto dagli investigatori Harry Hansen e Finis Brown.


Quella mattina la signora Betty Bersinger stava sbrigande delle faccende in compagnia del figlioletto di 3 anni. Camminando lungo il marciapiede il bambino indicò qualcosa che giaceva lungo il ciglio della strada. Mrs Bersinger gettò un’occhiata al rettangolo di terra ed erba pieno di sporcizia varia, le sembrò di vedere un manichino a grandezza naturale, come quelli che i negozi mettono in vetrina. Il manichino sembrava rotto perché era suddiviso in due pezzi, almeno così le sembrò. Guidata dalla curiosità s’avvicinò all’oggetto per verificare cosa fosse e gettò un urlo fortissimo. Immediatamente mise una mano sugli occhi del bambino e lo tirò via gridando e chiedendo aiuto. Corse a chiamare la polizia.
Quella mattina la signora Bersinger, disteso fra erba e sporcizia, tagliato esattamente a metà, come le due parti di un manichino, aveva visto il corpo nudo di una giovane donna. Il suo bel viso deturpato in modo beffardo e mostruoso da due tagli agli angoli della bocca. La signora Bersinger fu la prima testimone dell’omicidio più famoso, ancora insoluto, della storia della criminologia americana, l’omicidio della Dalia Nera.
Qui comincia la storia del caso di omicidio efferato più misterioso del XX secolo. Il caso della Dalia Nera. La storia della cameriera disoccupata di ventidue anni, chiamata post mortem anche la pin up di Los Angeles, ha ispirato decine di libri, siti Web, un videogioco e persino una swing band australiana, The Black Dahlia Murder.
Nata il 29 luglio 1924, ad Hyde Park (Massachussets) da Phoebe e Cleo Short, la piccola Elisabeth (secondo alcuni aveva anche un secondo nome, Ann) si trasferisce con la famiglia a Medford, sempre nel Massachussets (ndr: città famosa per la canzone natalizia Jingle Bells). Sappiamo poco della sua vita durante gli anni dell’infanzia tranne che nel 1929 il padre Cleo, a causa del tracollo finanziario che sconvolse tutto il Paese, scompare e molti credono si sia suicidato poiché la sua auto è ritrovata abbandonata vicino un ponte.
L’adolescente Elisabeth, da tutti chiamata Betty (ma a lei piaceva Beth), dimostra più della sua età, è bellissima e ricercata, incantano i suoi occhi di un azzurro trasparente, frequenta molto il cinema cittadino e presto decide che quella sarà la sua professione. Cresce con l’idea di diventare diva del cinema.
A sedici anni, soffrendo Beth d’asma bronchiale la madre la manda a Miami, con un clima migliore, dove la ragazza trova subito lavoro come cameriera. Nel frattempo suo padre, che non si è suicidato, le ha spedito una lettera dicendole che adesso vive a Vallejo in California (NdA: una delle contee, assieme ad Orange, che più tardi, negli anni 60, sarà tristemente famosa per gli omicidi del serial killer Zodiac). A diciannove anni Betty lascia l’Est per trasferirsi dal padre in California, ma la convivenza con il genitore non va avanti molto. Dopo qualche mese Cleo Short, come affermerà egli stesso dopo l’omicidio della figlia, la manda via perché la ritiene pigra e indolente.
Betty trova lavoro al Camp Cooke (ora Vandenberg Air Force Base), più tardi questo faciliterà la sua identificazione in quanto a Beth vengono prese le impronte digitali. Impronte che finiranno incluse nel database nazionale del Boreau, l’FBI. La foto del tesserino della base mostra una ragazza bellissima con capelli scuri decorati da un fiore bianco e labbra carnose, per non parlare degli occhi di un incredibile azzurro trasparente. Oltre al soprannome di Black Dahlia (la Dalia Nera) derivante, raccontano gli amici, dalla sua predilezione per gli abiti neri e dal fiore con il quale amava adornare i capelli scuri, i giornali la chiamarono anche Pin Un di Los Angeles, una delle tante ragazze arrivate nella città del cinema con la valigia piena di sogni ed illusioni. Una stellina da calendario, come lo fu anche Marylin.
Betty va a vivere a Santa Barbara, Los Angeles, sempre con l’idea di diventare attrice, ma viene arrestata per quella che anche allora era una sciocchezza: ancora minorenne viene trovata in possesso di alcolici, quindi rispedita a casa, a Medford. Non ci resisterà a lungo e passati pochi giorni torna in California sempre più decisa ad intraprendere la carriera cinematografica.
Negli anni che seguirono la vita di Beth si rifà al copione standard dell’aspirante stellina del cinema: provini (alcuni documentati), feste, conoscenze galanti con produttori e la frequentazione di tutto quel sottobosco di caratteri che gravitano ai margini del mondo dello spettacolo in ogni ambiente, in ogni tempo.
Una delle tante. Sarà l'omicidio a renderla immortale nell'immaginario collettivo. Sembra assurdo ma proprio per il fatto di essere morta in un modo atroce, da romanzo, ha fatto di lei una stella che brucia ancora, più di molte attrici vere che hanno attraversato gli schermi in quegli anni dell'immediato dopoguerra.
Ad un certo punto però Elisabeth, la bellissima stellina seguita da ogni sorta di corteggiatori, conosce un giovane pilota. I due giovani s'innamorano e decidono di sposarsi. Se la storia personale di Beth fosse andata in un altro modo oggi questo post non avrebbe ragione di esistere. Ma Elisabeth non varcherà mai la soglia di una chiesa insieme al suo pilota. Il giovane muore  proprio durante l’ultima missione di guerra e non farà mai ritorno. Elisabeth rimane talmente scossa che comincia a viaggiare avanti ed indietro per il paese. Accompagnandosi con uomini sempre diversi, purché indossino una divisa.
Finirà la sua brevissima vita sul ciglio di una strada di un quartiere residenziale, buttata fra la spazzura come un manichino, tagliata a metà proprio come una bambola rotta. Non diventerà mai la protagonista di un film d'amore, sugli schermi o nella vita reale, perché un'altra sceneggiatura l'attende  la notte del 15 gennaio 1947. Beth viene vista per l’ultima volta in vita al Biltmore Hotel, riferisce all’amica e compagna di stanza Lauren di avere un appuntamento con un gentiluomo e sparisce nella notte. Una settimana dopo la signora Betty Bersinger  scopre il suo corpo straziato.
Ben cinquanta persone si auto accuseranno del suo omicidio.

autore: Kishanna - Misstremendina
Nel secondo post: gli uomini di Beth, i suoi ultimi giorni e l’omicidio, le indagini,
Nel terzo post:  giornali e sospettati, le conclusioni , film e libri

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